ERITREA

Uno sviluppo condizionato dalla guerra

La storia recente dell’Eritrea non è meno cruenta rispetto al passato. La lotta per l’indipendenza ebbe fine nel 1991, quando il Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo scacciò l’esercito etiope fuori dei confini eritrei. Due anni dopo, in Eritrea, venne indetto un referendum, con la supervisione della missione delle Nazioni Unite denominata UNOVER, e oltre il 97% degli Eritrei votò per l’indipendenza dall’Etiopia. Il Paese venne dichiarato ufficialmente indipendente il 24 maggio 1993.

Il leader dell’EPLF, Isaias Afewerki, divenne il Primo Presidente provvisorio dell’Eritrea ed il Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo, ribattezzato Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia (PFDJ), diede vita al primo governo.

Purtroppo, il popolo eritreo non fa neanche in tempo ad assaporare la sua indipendenza pagata con la vita di migliaia dei suoi giovani in 30 anni di guerra: nel 1998 l’Etiopia dichiara guerra all’Eritrea e, dopo la morte di circa 19.000 soldati eritrei, il conflitto Eritreo-Etiope ha avuto fine nel 2000.

Da allora, L’Eritrea vive in una situazione molto instabile, ufficialmente non c’è una guerra ma continua uno stato di allerta che non fa vivere al popolo una condizione di vera e propria pace. Ciò favorisce l’esodo di giovani eritrei alla ricerca di una vita migliore.

Rapporto Fraterno tra l’Italia e l’Eritrea

Un popolo, una nazione che gronda di storia italiana, amministrati da Roma per ben 55 anni, dal 1885 al 1941. Una storia segnata da uno scambio di doni del tutto contraddittori. Da una parte dove hanno sacrificato la propria vita tanti nostri uomini e donato i frutti della loro terra per i sogni dell’Italia durante la colonia, quasi la metà della popolazione attiva maschile ha prestato servizio nell’esercito d’Italia nelle guerre contro Libia, Somalia ed Etiopia, mentre gli italiani godevano dei piaceri che gli offriva la nuova colonia, secondo il censimento italiano del 1939 la città di Asmara aveva una popolazione di 98.000, di cui 53.000 erano italiani e 75.000 in tutta l’eritrea.

È indiscutibile che l’Italia, nel suo più di mezzo secolo di regno, ha lasciato segni culturali indelebili in tutto il paese ed in particolar modo nella capitale Asmara denominata la “Piccola Roma”, giovani architetti, ingegneri, geometri italiani arrivano ad Asmara negli anni Trenta” per preparare la città che oggi ostenta il più alto concentramento di edifici dell’architettura decò.Tant’è nel 1° febbraio 2016 è stata presentata la Candidatura della città di Asmara alla Lista del Patrimonio Mondiale, presso il World Heritage Center sede dell’UNESCO a Parigi.

La Chiesa Resta Sempre

La Chiesa ha ruolo fondamentale e contribuisce molto alla crescita spirituale, sociale e materiale della popolazione eritrea.

Essa riesce, seppur con tante difficoltà, a sopperire almeno parzialmente alle necessità della popolazione, in campo sociale, sanitario ed educativo, grazie alla costruzione di strutture nelle zone più remote e meno servite del paese, con la presenza di religiosi qualificati in campo sanitario e formativo, ed alla possibilità di collaborazione con volontari espatriati.

Tuttora la Chiesa continua a servire le fasce più disagiate della popolazione attraverso le sue opere sociali.

Da alcuni documenti che seguono si comprende la grande vicinanza della Chiesa di Roma a quella Eritrea.

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL’ETIOPIA E DELL’ERITREA IN VISITA “AD LIMINA APOSTOLORUM”:

“Questa fede, presente nelle vostre terre sin dai primordi della Chiesa (cfr. At 8, 26-40), è stata alimentata e rinnovata nel corso degli anni da missionari devoti che, spinti dal loro amore per Cristo, hanno proclamato il Vangelo perché «quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro» (2 Cor 5, 15). Oggi abbiamo di nuovo bisogno di questo spirito missionario per annunciare il messaggio salvifico della nuova vita in Cristo all’intera società, non solo a quanti non lo conoscono, ma anche ai fedeli, affinché possano sentire ancora una volta la freschezza del Vangelo ed essere incoraggiati a trovare modi sempre nuovi e creativi di vivere e celebrare la loro fede (cfr. Evangelii gaudium, n. 11).”

UDIENZA GENERALE PIAZZA SAN PIETRO DEL SANTO PADRE: SALUTO AI VESCOVI DELL’ETIOPIA E DELL’ERITREA:

“Con speciale affetto, saluto i Vescovi della Chiesa di tradizione alessandrina di Etiopia ed Eritrea, ai quali sono particolarmente vicino nella preghiera e nel dolore per tanti figli della loro terra che hanno perso la vita nella tragedia di Lampedusa.”

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DI ETIOPIA ED ERITREA :

“Pieno di fiducia nel Signore, saluto cordialmente il Cardinale Paulos Tzadua, Arcivescovo Emerito di Addis Abeba, e i Pastori della Chiesa in Etiopia e in Eritrea. Impossibilitati ad accedere alle vostre terre dallo scoppio delle ostilità fra Etiopia ed Eritrea, siete venuti a Roma per riunirvi in un’unica assemblea come Conferenza Episcopale. Partendo dalle riflessioni e dalle proposte della vostra visita ad Limina del settembre 1997, cercate di rinsaldare la vostra collaborazione su numerose questioni comuni per il bene delle vostre Chiese locali. (…).”